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al testo di Amina Narimi
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Comincia da qui, nella vertigine, l'indescrivibile contorno, davanti al cherubino, a quelle ruote immense piene d'occhi, di ogni sera. solo con la spada signorile giunge a penetrare lo splendore del frutto nel palmo della mano, il segreto del legame che rivela delle terre rivoltate e benedette sulla fronte silenziosa, con un canto
con un canto impenetrabile, e durissimo, da forare fino al cuore la mia pelle, la parte più segreta del profondo, che libera la carne, per la carne
dallo strappo luminoso del tessuto aprendo una magia così che il vento, sfilando un cerchio azzurro sopra il seno, come fosse il vasto mare dell'oriente di una donna che si svela del creato, riparta nelle quattro direzioni fino al prossimo tornante dell'aurora, ed una quinta, nel respiro verticale su altri spazi, in fiamme di ametista e di smeraldo
Alza gli occhi e guarda, amoremio, i vangeli sono il riso che hai nel ventre all'ingresso della tenda dei tuoi occhi, dove sta la principessa, nel mare tenerissimo di sale
lo vedi l'arco nella nube? È quello che tu chiami vuoto, carico di vita.. il fiore del profumo è giungere alla pasqua con la faccia luminosa dove gli alberi battono le mani nella greppia, preparando il cibo, un frutto di luce chiuso dentro un guscio ... ogni passo diviene uno scalpello sorgente del tutto che esplode, toccando, nel cuore del vuoto, la carne, il volo per sposare le tue fiere, fino al monte della spada del prodigio a contatto con la terra, a piedi nudi, rendendo infine angeli le tenebre
saremo sterminatori, sai, dei piccoli messia, separando l'uomo in crescita dal figlio che riposa come morto lungo il fondo
la croce è aperta nella mano alata c'è la forza del vuoto grondante l'orgasmo del cielo dall'alto del fiume che irrora e rivolta la terra più reale del reale c'è un linguaggio santo nell'abbraccio, sulla punta fine del suo raggio, come un seme, come un seme intimo e vicino è l'angelo. chi sa vederlo lo vede in tutto
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